Fotografia: le migliori mostre dell’estate 2019

Una selezione delle migliori mostre fotografiche aperte tra Giugno e Settembre 2019: dal sacrilego LaChapelle alla metafisica Irene Kunk, dal lirismo di Helmut Newton all’intimità e all’eros giapponese di Nobuyoshi Araki. E non solo.

Helmut Newton – Galleria d’Arte di San Gimignano (Siena)

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Rushmore, Italian Vogue – 1982 – © Helmut Newton Foundation, Berlin

Helmut Newton

Newton è uno dei fotografi più noti ed acclamati al mondo. Il corpus delle sue opere è molto vasto ma è conosciuto presso il grande pubblico soprattutto per le sue foto di moda intrise di lirismo, suspence ed eleganza. Non a caso nelle sue foto ha immortalato molti volti noti dello showbiz come Ornella Muti, Catherine Deneuve e Carla Bruni.

La mostra: Helmut Newton. San Gimignano (18 Aprile – 1 Settembre)

La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano gli dedica una retrospettiva con ben 60 delle sue migliori fotografie. Il percorso inizia idealmente con il ritratto di Andy Warhol del 1974 scattato per Vogue e si conclude con Leni Riefenstahl colta nel 2000. Nel mezzo alcuni dei personaggi più celebri del Novecento, tra cui Gianni Agnelli, a Paloma Picasso, Anita Ekberg, Claudia Schiffer e a Gianfranco Ferrè.

Inge Morath – Palazzo Ducale (Genova)

Inge Morath

L’austriaca Morath è stata la prima fotografa ad entrare nella prestigiosa agenzia fotografica Magnum, invitata da Robert Capa in persona: una donna straordinaria in un mondo (fino ad allora) esclusivamente maschile. Dagli anni ’50 del secolo scorso ha viaggiato il mondo per compiere numerosi reportage fotografici (in Spagna, Italia, Medioriente, America, Russia e Cina, Unione Sovietica) ma ha anche scattato alcuni dei ritratti fotografici più teneri e partecipi della storia della Fotografia (basta ammirare i suoi lavori con Marilyn Monroe, Pablo Picasso, Doris Lessing, Henry Moore).

La mostra: Inge Morath. La vita, la fotografia (21 Giugno – 22 Settembre)

La mostra raccoglie una vasta panoramica sul lavoro della Morath: ben 170 immagini e decine di documenti a ripercorre la sua carriera e concentrandosi in particolare sui suoi reportage a Venezia, in Spagna, in Russia, in Iran, in Cina, in Romania, negli Stati Uniti d’America, e nella sua natia Austria.

Irene Kung, Larry Fink, Jacopo Benassi – Museo Camera (Torino)

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Irene Kung, Duomo e Ulivo Fara Sabina

Irene Kung, Larry Fink, Jacopo Benassi

Camera, il Centro Italiano per la Fotografia di Torino ha attualmente tre mostre dedicate a tre fotografi molto diversi tra loro: Irene Kung, Larry Fink, Jacopo Benassi.
Irene Kung si è formata in ambito pittorico ed ha sfruttato la sua formazione per impreziosire la componente lirica ed emotiva della sua ricerca artistica. Uno dei tratti caratteristici della sua fotografia è la capacità di far emergere oggetti dall’oscurità.
Larry Fink è un fotografo e docente americano divenuto celebre prima negli anni ’70 con una serie di scatti sugli abitanti di New York e più tardi con i ritratti dei protagonisti della beat generation e dei più ricchi e famosi del jazz-set USA. Le sue foto si contraddistinguono per l’utilizzi di un bianco e nero credo ma sempre all’interno di un’immagine ben composta.
Jacopo Benassi è un fotografo autodidatta formatosi negli ambienti dell’underground e della sperimentazione degli anni ’90. Al suo attivo ha un libro co-firmato con Paolo Sorrentino, “Gli aspetti irrilevanti”. Nella sua fotografia, cruda e scherzosa, i corpi (di persone famose e non) sembrano sempre colti in uno stato di decadenza.

Le mostre: Irene Kung. Monumenti (30 Maggio – 28 Luglio); Larry Fink. Unbridled Curiosity (18 Luglio – 29 Settembre); Jacopo Benassi. Crack (18 Luglio – 29 Settembre).

La personale di Irene Kung raccoglie diciotto opere di grande formato in cui la fotografa svizzera compie un’indagine del paesaggio in cui elementi naturali ed architetture contemporanee sbucano come fantasmi dall’oscurità.
“Unbridled Curiosity” di King è una mostra antologica con oltre 90 immagini scattate dagli anni ’60 ad oggi: un assieme di potenti ritratti in bianco e nero che evidenziano i legami tra le persone ma anche tra i luoghi e le persone.
In “Jacopo Benassi. Crack” invece vengono esposte sessanta fotografie attraverso le quali il fotografo italiano viene si pone il problema del rapporto tra classicità e contemporaneità nei corpi e nei legami che gli individui instaurano con uomini e ambienti.

David LaChapelle, Reggia di Venaria (Torino)

David LaChapelle

L’americano LaChapelle è probabilmente uno dei più importanti e discussi artisti internazionali degli ultimi 30 anni: giovane pupillo di Andy Warhol, il fotografo del Connecticut si è fatto presto un nome scattando per alcune delle più prestigiose riviste USA tra cui Vanity Fair, GQ, Vogue, The Face e Rolling Stone. Da qui in poi il suo nome si è intrecciato con alcuni dei più grandi nomi dell’industria dello spettacolo americano (Michael Jackson, Madonna, Uma Thurman, Muhammed Alì), ma il segno caratteristico di tutto l’opus di LaChapelle è il suo utilizzo spassionato dell’eccesso, del kitsch, della bizzarria. Nei quali spesso sacro e profano si mescolano sotto la luce di una trasgressione paradossale e mostruosamente ironica.

La mostra: LaChapelle. Atti Divini (14 Giugno 2019 – 6 Gennaio 2010)

“Atti Divini” è una mostra antologica con 70 tra le più significative opere di grandi e grandissimi formati della carriera dell’artista. Un vero e proprio “best of” che raccoglie nei grandi spazi bianchi della Citroniera delle Scuderie Juvarriane all’interno della Reggia di Venaria alcune tra le sue fotografie più iconiche come la “Rape of Africa” (che immagina Naomi Campbell come novella Venere del Botticelli all’interno di una miniera d’oro africana) e “Showtime at the Apocalypse” (il ritratto della famiglia Kardashan), ma anche alcuni lavori ad oggi inediti della nuova serie di “New World” .

Nobuyoshi Araki, Santa Maria della Scala (Siena)

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Subway of love- 1963-1972 © Nobuyoshi

Nobuyoshi Araki

Nato a Tokyo nel 1940, Araki ha iniziato la sua carriera negli anni ’60 prendendo ispirazione dal cinema neorealista italiano, ma la sua fama dagli anni ’70 è dovuta soprattutto ai suoi reportage sull’industria del sesso giapponese ed ai ritratti di donne legate secondo tecnica del kinbaku, il bondage giapponese.

La mostra: Effetto Araki (21 Giugno – 30 Settembre)

L’esposizione con la sua vasta selezione di oltre 2200 opere del maestro giapponese seleziona fotografie tratte da più di venti serie di Araki: dai primi anni sessanta agli anni ’10 del XXI secolo – di cui molte completamente inedite in Italia. Al suo interno c’è tutto ciò che ha reso celebre i suoi scatti: dalla prima serie del neorealista “Satchin and His Brother Mabo” alla raccolta di immagini rubate nella metropolitana di Tokyo “Subway Love”, dal “Sentimental Journey” sulla moglie Yoko ai soggetti in banali momenti di quotidianità di “Dead Reality.

Immagine di copertina:

Rushmore, Italian Vogue – 1982 –

© Helmut Newton Foundation, Berlin (cover)

 

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