Dal 24 al 27 Ottobre si terrà il Milano Design Film Festival, il Festival del cinema interamente dedicato a storie di architetti e designer, agli stili, alle avanguardie ed alle inchieste su grandi temi sociali. Nei suoi quattro giorni e negli spazi dell’Anteo Palazzo del Cinema il publico potrà assistere alla proiezioni di pellicole ed una serie di incontri e dibattiti sui temi di Festival.
Il Festival ed i temi dell’edizione 2019
All’interno del programma del Festival sono presenti nove pellicole selezionate dalla Guest Curator e critica internazionale Alice Rawsthorn – nove film scelti avendo in mente una domanda precisa “Cosa rende un film un design film?” E’ un design film quel film che racconta l’impatto del design sulle nostre vite o lo è piuttosto quando il film dimostra come si possa applicare il design alla settima arte?
La selezione della Rawsthorn e l’intero Festival sono di fatto tesi a dimostrare come un design film possa essere tutte queste cose ed inoltre toccare temi come come il consumismo, l’industrializzazione o l’inquinamento.
Così nella sezione principale del Festival – che quest’anno prende il titolo di Mind the Gap – curata da Antonella Dedini, Silvia Robertazzi e Porzia Bergamasco sono presenti più di 50 film che indagano la relazione tra progetto e innovazione, memoria e futuro, uguaglianza e diversità.
5 Film da vedere al Milano Design Film Festival 2019
La scelta dei film è abbondante e – dovendo scegliere solo un pugno di titoli da vedere nei pochi giorni a disposizione – consideriamo queste cinque pellicole rappresentative, indifferentemente dall’appartenenza al contenitore Mind the Gap o alla selezione dei titoli proposti dal Guest Director. Si tratta di cinque film che – tra design, architettura e grande arte – possono dimostrare tutto il potenziale narrativo del grande cinema.
The Truth About Killer Robots (Stati Uniti, 2018)
Il primo film è un documentario che indaga sulla morte delle prime supposte vittime da Intelligenza Artificiale: il regista Pozdorovkin ci mostra ingegneri, giornalisti e filosofi posti di fronte ad una unica questione: quando la morte avviene a causa di un robot, di chi è la colpa? Le morti avvenute e raccontate in questo lungometraggio sono tre e riportate da fatti di cronaca: un operaio schiacciato da un braccio meccanico in una fabbrica Volkswagen, un pilota di auto a guida automatica morto in un incidente stradale ed il primo caso di persona uccisa da un robot-poliziotto negli Stati Uniti.
The Human Shelter (Danimarca, 2018)
Cosa intendiamo per “casa”? Cosa ci fa sentire a casa – anche se la casa è in un campo profughi iracheno, su una laguna del Lagos o alla periferia di Tokyo? Il regista Boris Benjamin ha esplorato i diversi modi di abitare nella nostra società contemporanea: nei contesti più diversi, nelle condizioni più estreme, mostrandoci il rapporto tra uomo e geografia.
Man With a Movie Camera (URSS, 1929)
E’ uno delle pietre angolare della storia del cinema. Senza questo capolavoro sovietico molti titoli del cinema moderno sarebbero difficile da immaginare: in poco più di un’ora Dvertov ha liberato e svelato molte delle possibilità tecniche di quella che all’epoca era un’arte ancora relativamente nuova: doppie esposizioni, riprese oblique, montaggi paralleli, ralenti, split screen – in una festa di bizzarrie che rendono questo film una gioia per gli occhi dello spettatore avvertito ed consapevole.
City Dreamers (Canada, 2018)
Un documentario che racconta le vicende di vita e lavoro di quattro tra le più premiate donne della storia dell’architettura e dell’urbanistica: Phyllis Lambert, Blanche Lemco van Ginkel, Cornelia Hahn Oberlander e Denise Scott Brown. Le cui storie si intrecciano con quelle del Modernismo e del’Arte Contemporanea e che svelano, – attraverso materiali di archivio ed interviste – le carriere di quattro donne che hanno lasciato il loro segno in un mondo di uomini grazie ad idee innovative, geniali e sostenibili.
The Idea Is Paramount. The Architectural Passions of Andrzej Wajda (Polonia, 2017)
Diretto dal polacco Jacek Link-Lenczowski, questo documentario cattura l’ammirazione per l’architettura: del Premio Oscar, Orso d’Oro e Leone d’Oro alla carriera Andrzej Wajda: il cineasta polacco scomparso nel 2016 infatti non ha solo firmato alcuni dei più bei film del nuovo cinema dell’Europa dell’Est del secondo dopoguerra (tra cui: Generazioni, Cenere e diamanti e L’uomo di ferro), ma ha anche contribuito in prima persona alla costruzione del Centro Manggha dell’arte e della tecnologia giapponese di Cracovia ed il Padiglione Wyspiański dedicato all’omonimo drammaturgo, pittore, poeta e designer polacco.
Immagine:
Anteo Palazzo del Cinema @Giulia Virgara
Target Point, Italian Ideas