Il mistero di Vivian Maier alla mostra di Trieste

Aperta ancora fino al 22 Settembre 2019, la Mostra “Vivian Maier. The Self-portrait and its Double” fa luce sull’arte e sulla vita della più grande scoperta della Fotografia degli ultimi 20 anni: una fotografa di grande spessore tecnico ed artistico che non ha mai pubblicato una sola foto durante la sua vita. Scoperti per caso i suoi rullini da un collezionista, ora i lavori di Vivian Maier stanno facendo il giro del mondo. A Trieste l’ultima mostra – concentrata sui suoi autoritratti.

Chi era Vivian Maier

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©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Per molti la Maier era solo una “tata”: nata nel 1926, ha svolto il lavoro di babysittter per quasi tutta la sua vita, dagli anni ’50 agli anni ’90 del secolo scorso tra Chicago e New York ma, al contempo, non ha mai perso occasione di scattare foto con la sua Rolleiflex e con la sua Leica, con le quali ha raccontato i momenti nella vita di tutti i giorni, da vera street photographer. I suoi soggetti erano sempre persone qualunque: lavoratori, mendicanti, donne in ammirazione davanti ad una vetrina – la cui quotidianità è stato impressa per sempre su pellicola grazie allo sguardo profondo ed attento della Maier in un bianco e nero limpido ed affascinante.

La mostra “Vivian Maier. The Self-portrait and its Double”

Presso il Magazzino delle Idee a Trieste sono esposti 70 autoritratti della Maier (59 in bianco e nero ed 11 a colori inediti in Italia) nei quali la fotografa si ritrae su superfici riflettenti, specchi o vetrine di negozi. La sua attenzione e la sua tecnica sono impeccabili: anche riprendendosi sulle superfici più improbabili (dalle vetrine dei negozi ai cofani delle automobili) riesce ad elaborare un infinito ritorno della sua immagine che sembra giocare con le possibilità stesse della fotografia.
La mostra inoltre esplora il tema dell’ombra nell’opera della grande fotografa americana: si tratta di ritratti “nascosti” in cui Vivian Maier ruba l’immagine della sua stessa ombra in diverse posizioni e contesti mentre si allunga su superfici riflettenti, specchi o su vetrine di negozi. Una silhouette ed un doppio che sembrano voler rendere presente cioè che è assente, in un gioco infinito tra la Maier ed il suo doppio in cui è difficile non leggere la possibile solitudine e quell’amore per la fotografia che l’hanno portata a scattare migliaia di foto nella sua vita ma sempre nella totale solitudine.

Immagine di copertina:

©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

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