Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia

E’ possibile riassumere più di 100 anni di storia della Biennale di Venezia in una unica mostra? La Biennale quest’anno risponde alle oggettive difficoltà logistiche causate della pandemia coronavirus organizzando una mostra in cui racconta se stessa attraverso opere, ricordi e documenti straordinari. Una mostra che è anche una lettera d’amore alla stesse Biennale ed all’Arte.

La selezione e l’articolazione della mostra

biennale libertà al cile
I murales di Libertà al Cile a Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, Padiglione Centrale, Giardini della Biennale, 2020
Foto di Marco Cappelletti
Courtesy La Biennale di Venezia

La selezione di opere e manufatti presenti nel Padiglione Centrale e nel Padiglione del Libro ai Giardini della mostra “Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia” è stata curata da tutti e sei i direttori dei settori artistici della Biennale – Cecilia Alemani (Arti Visive), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro) e Hashim Sarkis (Architettura) – attingendo dall’ArchivIo Storico della Biennale e dell’Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche di numerosi istituti museali italiani (tra cui: Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Archivio Ugo Mulas, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, Istituto Peggy Guggenheim Collection, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma) e dall’archivio della Tate Modern di Londra.
Tra la grande massa di testimonianze, quadri, filmati rari, musiche e disegni, i direttori hanno costruito un percorso per far rivivere al visitatore quei grandi momenti della Biennale in cui l’Arte si è intrecciata con gli eventi e le storia mondiale. Una meta-mostra che è anche una cartina di tornasole sui cambiamenti dell’arte ma soprattutto su quanto l’arte abbia influito non solo sulla cultura e sulla storia dei popoli. Ecco quindi solo alcune delle tappe più importanti di questo incrocio tra Biennale di Venezia e Storia messe in evidenza da “Le musei inquiete”: la censura e la propaganda durante il ventennio fascista italiano; la visita di Goebbels nel 1938; l’arrivo di Picasso nel 1948; la prima volta di Peggy Guggenheim a Venezia con un suo padiglione allestito da Carlo Scarpa con Mondrian, Rothko e Pollock; la contestazione del ’68 colta dagli scatti di Ugo Mulas; gli anni ’70 tra le voci del teatro alternativo occidentale del Living Theatre ed il dissenso d’oltrecortina articolato dalle musiche di Shostakovich e Prokofiev; il post-moderno degli anni ’80 e la globalizzazione di fine anni ’90.

Ad articolare tutto questo materiale è stato chiamato il duo di designer Formafantasma, all’anagrafe Andrea Trimarchi e Simone Farresin: il duo ha scelto di sviluppare ala nostra in sei stanze e di seguire un andamento cronologico – confrontando al contempo con gli allestimenti storici della Biennale. Al centro del pensiero dei due, l’intenzione di creare un allestimento rilassante per i visitatori (con molte opere e documenti di piccole dimensioni) e totalmente sostenibile (teche e pannelli possono infatti essere facilmente smontati e riutilizzati per eventi futuri).

Le sei stanze della mostra

Anni del Fascismo 1928-1945
  • Segretario Generale Antonio Maraini: La Biennale come Ente autonomo.
Apertura internazionale (mostre estere, nuovi padiglioni nazionali come USA) e fascistizzazione della mostra. Focus sui Futuristi 1926-1942. Le Biennali della guerra (1940-1942) e l’uso dei padiglioni nazionali in quegli anni.
    Mostra del cinema usata per propaganda fascista con premi a Olympia, di Leni Riefensthal. Visite dei gerarchi nazisti.
  • Musicisti “degenerati” (Krenek, Hindemith, Stravinskij, Bartók) si esibiscono a Venezia fino al 1938.
  • 1934 Il mercante di Venezia di Max Reinhardt
  • 1934 Una Favola di Andersen di Jia Ruskaja
La guerra fredda – i nuovi ordini mondiali 1948-1964
  • Focus Biennale arti visive 1948 – La Biennale della ricostruzione (Picasso, il Fronte Nuovo delle Arti,
  • Mostra Impressionismo, Peggy Guggenheim)
  • Mostra del Cinema: “i non premi” a Luchino Visconti
  • Musicisti russi: Dmitrij Šostakovič, La Lady Macbeth del distretto di Mcensk, e Sergej Prokof’ev,
  • L’angelo di fuoco
  • Bertolt Brecht, Madre coraggio e i suoi figli, annullato due volte, nel 1951 e nel 1961
  • Il Mandarino meraviglioso (1955) e New York City Ballet (1956)
  • Robert Rauschenberg vince il premio nel 1964
Il 68
  • biennale sala del sessantotto
    Veduta della sala del Sessantotto a Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, Padiglione Centrale, Giardini della Biennale, 2020
    Foto di Marco Cappelletti
    Courtesy La Biennale di Venezia

    La contestazione degli studenti all’apertura della mostra e la contestazione degli artisti per la militarizzazione dell’inaugurazione

  • La contestazione del festival e il controfestival in Campo Santa Margherita nel 1972
  • Focus danza e corpo: Merce Cunningham, Alvin Ailey, Alwin Nikolais
Le Biennali di Carlo Ripa di Meana 1974-78
  • Cambia lo statuto, cambia la struttura: un programma interdisciplinare diffuso in città. Grandi esperti curano sezioni: Vittorio Gregotti, Luca Ronconi, Germano Celant, Harald Szeemann.
  • 1974 Libertà al Cile – Libertad para Chile
  • 1975 Un Laboratorio internazionale: The Living Theater, Grotowsky, Meredith Monk, Accademia internazionale di danza e gli Incontri Internazionali della danza
  • 1975 A proposito del Molino Stucky
  • 1976 Ambiente/arte di Germano Celant
  • 1977 Dissenso culturale in Unione Sovietica e nei paesi dell’Europa orientale.
  • Sofija Gubajdulina
Il Postmoderno e la prima Biennale di Architettura
  • Strada Novissima all’Arsenale di Paolo Portoghesi
  • Teatro del Mondo di Aldo Rossi
  • Aperto 80, curato da Achille Bonito Oliva e Harald Szeemann
Anni 90 e inizio globalizzazione
  • Focus su padiglioni nazionali 1993: Hans Haacke, Richard Hamilton, Kabakov
  • 1997 Biennale di Germano Celant focus Marina Abramovic
  • 1999 Biennale di Harald Szeemann dAPERTutto e nascita del settore Danza con 
Carolyn Carlson

Immagine di copertina:

Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, veduta della mostra, Padiglione Centrale, Giardini della Biennale, 2020
Foto di Marco Cappelletti
Courtesy La Biennale di Venezia

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